VITA FELICE, LA - TESTO LATINO A FRONTE
VITA FELICE, LA - TESTO LATINO A FRONTE

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  • Titolo: VITA FELICE, LA - TESTO LATINO A FRONTE
  • Codice EAN 13: 9788818033618
  • Autore: Seneca Lucio Anneo
  • Editore: Rusconi editore
  • Collana: Classici greci e latini
  • N° Pagine: 224
  • Dimensioni (cm): 13,30 x 19,70
  • Peso (kg): 0,25
  • Rilegatura: Brossura con alette
  • Argomento: Classici
  • Cedola: 03/2019


Contenuto
L’opera è uno dei Dialoghi senecani, ed è stata scritta nel
58 in onore del fratello Anneo Novato, nel testo citato
come Gallione, per ricordare Gunio Gallione, retore che
l’aveva adottato. Tema centrale è la felicità, quella vera,
che, secondo Seneca, si può trovare soltanto nella virtù:
essa è caratteristica fondamentale del saggio stoico, il
quale, non essendo condizionato dalle normali passioni
umane, vive in armonia col mondo e si fonde con la realtà
circostante. Questa concezione si pone in contrapposizione
con l’epicureismo, secondo cui il sommo bene è il piacere.
Nella seconda parte dell’opera Seneca polemizza con la
folla di stolti che critica l’atteggiamento contraddittorio
dei filosofi, i quali a parole danno buoni insegnamenti,
ma vengono smentiti dai dai fatti: l’autore si sente
particolarmente coinvolto in questo argomento, proprio
perché anche lui era stato accusato di incoerenza.

Lucio Anneo Seneca nasce a Cordoba, in Spagna, verso
il 4 a.C., ma è a Roma che inizia gli studi retorici e
filosofici. Prima sotto Caligola, poi anche sotto Claudio
cade in disgrazia e viene esiliato in Corsica per otto anni.
Richiamato a Roma da Agrippina, diviene precettore del
figlio Nerone e poi nel 56 è nominato console: è ormai ai
vertici della carriera politica. Nerone però intende seguire
le sue ambizioni, eliminando tutti i possibili avversari.
Seneca allora, fallito il sogno di un regno della filosofia,
sceglie di ritirarsi a vita privata. Nel 65 si trova però
coinvolto nella congiura dei Pisoni, per cui, rientrato dalla
Campania, lo raggiunge la comunicazione della condanna
capitale: il filosofo allora decide di togliersi la vita,
tagliandosi le vene dei polsi. Con quel gesto intendeva
affermare che al saggio rimane ancora un'ultima libertà,
cioè la morte.