CONSOLAZIONI, LE - TESTO LATINO A FRONTE
CONSOLAZIONI, LE - TESTO LATINO A FRONTE

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  • Titolo: CONSOLAZIONI, LE - TESTO LATINO A FRONTE
  • Codice EAN 13: 9788818033854
  • Autore: Seneca Lucio Anneo
  • Editore: Rusconi editore
  • Collana: Grande biblioteca rusconi
  • N° Pagine: 224
  • Dimensioni (cm): 13,30 x 19,70
  • Peso (kg): 0,25
  • Rilegatura: Brossura con alette
  • Argomento: Classici
  • Cedola: 05/2019


Contenuto
Le Consolationes senecane sono tre: ad Marciam, Ad
Helviam matrem e ad Polybium. Esse hanno l’obiettivo di
consolare i tre personaggi, afflitti per la morte di qualcuno,
attraverso argomentazioni filosofiche. La prima è rivolta a
Marcia, figlia dello storico Cremuzio Cordo, in seguito alla
morte del figlio; l’opera vuole muovere una riflessione in
particolare sul tema del suicidio, portando esempi di altre
donne colpite dalla stessa disgrazia. La seconda consolatio
è per Elvia, la madre di Seneca, la quale è addolorata per
l’esilio in Corsica del figlio: egli però la rassicura in quanto
tale provvedimento non impedisce al saggio di dedicarsi
all’otium. L’ultima consolazione è indirizzata a Polibio, il
quale ha perso il fratello: Seneca, attraverso quest’opera,
vuole in realtà tessere le lodi dell’imperatore Claudio per
poter tornare dall’esilio a Roma.

Lucio Anneo Seneca nasce a Cordoba, in Spagna, verso
il 4 a.C., ma è a Roma che inizia gli studi retorici e
filosofici. Prima sotto Caligola, poi anche sotto Claudio
cade in disgrazia e viene esiliato in Corsica per otto anni.
Richiamato a Roma da Agrippina, diviene precettore del
figlio Nerone e poi nel 56 è nominato console: è ormai ai
vertici della carriera politica. Nerone però intende seguire
le sue ambizioni, eliminando tutti i possibili avversari.
Seneca allora, fallito il sogno di un regno della filosofia,
sceglie di ritirarsi a vita privata. Nel 65 si trova però
coinvolto nella congiura dei Pisoni, per cui, rientrato dalla
Campania, lo raggiunge la comunicazione della condanna
capitale: il filosofo allora decide di togliersi la vita,
tagliandosi le vene dei polsi. Con quel gesto intendeva
affermare che al saggio rimane ancora un’ultima libertà,
cioè la morte.