CRITICA DELLA RAGION PRATICA
CRITICA DELLA RAGION PRATICA

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  • Titolo: CRITICA DELLA RAGION PRATICA
  • Codice EAN 13: 9788818036244
  • Autore: Kant Immanuel
  • Editore: Rusconi editore
  • Collana: Classici del pensiero
  • N° Pagine: 304
  • Dimensioni (cm): 13,30 x 19,70
  • Peso (kg): 0,32
  • Rilegatura: Brossura con alette
  • Argomento: Narrativa straniera
  • Cedola: 05/2020


Contenuto
La Critica della ragion pratica, pubblicata nel 1788, è la
seconda opera critica di Kant e la seconda opera di etica
dopo la Fondazione della metafisica dei costumi del 1785.
Fin dalla prefazione Kant ritiene di dover giustificare il titolo
dell’opera, preoccupandosi di spiegare perché ha scelto di
intitolarla Critica della ragion pratica. Ciò che Kant ritiene
di dover giustificare non è l’uso del termine critica, ma è
la parte del titolo che specifica l’oggetto dell’esame critico:
sarebbe infatti naturale attendersi che esso fosse stabilito in
parallelo a quello della prima Critica. Se quest’ultima si era
concentrata sulla ragion pura teoretica, è naturale attendersi
che ad essere ora sottoposta ad esame sia la ragion pura nel
suo uso pratico, e che pertanto l’opera si intitoli Critica della
ragion pura pratica. Invece nel determinare la scelta del titolo prevale il riconoscimento che in ambito pratico s’impone un’inversione del compito critico quanto al suo versante
negativo. Mentre infatti in sede teoretica il lavoro critico era
pervenuto a negare le pretese della ragion pura di varcare i
limiti dell’esperienza, in sede pratica il lavoro critico contesta
alla ragion pratica empiricamente condizionata la pretesa di
essere la sola a dirigere la nostra condotta.

Immanuel Kant nasce a Königsberg da genitori pietisti di
origini scozzesi; studia presso il Collegium Fridericianum per
poi iscriversi all’Università di Königsberg, dove segue con
profitto i corsi di fisica, logica e matematica e dove, molti
anni dopo, nel 1770, otterrà la cattedra in logica e metafisica. Col tempo si interessa sempre di più anche alla religione, cercandone una spiegazione razionale piuttosto che
astratta; ad oggi, infatti, è considerato il massimo esponente dell’Illuminismo tedesco, avendo smantellato dalle fondamenta la metafisica dogmatica mediante una critica della
ragione, volta a determinare i limiti del campo conoscitivo
umano e individuarne le facoltà.